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Zero escape: Virtue's Last Reward

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A distanza di circa un’anno da quando ho giocato a Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors, il periodo Natalizio mi ha dato il tempo di tornare sui miei passi per giocare al seguito, Zero escape: Virtue’s Last Reward. Le mie impressioni sono state subito più tiepide che con il primo capitolo.
Pur essendo innanzitutto una visual novel con una forte attenzione alla storia, elemento principe del titolo, quest’ultima non mi ha coinvolto sin da subito, lasciandomi piuttosto indifferente. Purtroppo quella che è stata la mia prima impressione non è migliorata di molto con il passare delle ore e il dispiegarsi della intricatissima matassa che è la trama del gioco. Per carità, colpi di scena ce ne sono stati parecchi, alcuni meglio riusciti di altri, ma fin troppo spesso il tutto mi ha dato l’impressione di essere forzatamente contorto. Non ha aiutato anche la lunghezza del titolo, che può è circa il doppio rispetto al suo predecessore, con una ramificazione delle scelte molto schematica che però tende a confondere parecchio il giocatore, in quanto non è facile tenere traccia di ciò che accade in una linea temporale rispetto ad un’altra, rendendo complicato seguire gli avvenimenti e le relazioni fra i personaggi allo scopo di formulare ipotesi e capire le motivazioni dietro le azioni di ciascuno, una delle attività più divertenti di questo genere di giochi. Come se non bastasse, immagino con lo scopo di rendere il tutto più avvincente, ogni possibile trope narrativa di fantascienza viene tirata in ballo in un modo o nell’altro. Robot, viaggi nel tempo e multiversi, AI, cloni, armi biologiche virali, spazio, meccanica quantistica, antimateria e criogenia. Mi sembra non manchi nulla all’appello. Però, piuttosto che concentrarsi sulla quantità, sarebbe stato più lungimirante assicurarsi che tutti i vari elementi avessero una buona motivazione per la loro inclusione, che talvolta sembra invece piuttosto forzata.
In generale, penso che il primo capitolo abbia trovato un bilanciamento migliore fra longevità, narrazione e complessità della trama. Conseguentemente, purtroppo mi sono trovato piuttosto disinteressato alla storia e ai personaggi, che non mi hanno mai coinvolto come nel primo capitolo.
Anche i personaggi mi sono sembrati meno caratterizzati rispetto ai precedenti, riducendosi spesso a caricature di sè stessi.
Sui puzzle, invece, mi sembra che si sia mantenuto più o meno lo stesso livello di difficoltà un po’ altalenante, senza enormi sfide ma mantenendo comunque adeguatamente stimolanti. L’unica nota negativa sono stati un paio di puzzle che ho trovato particolarmente banali e alcuni assolutamente arbitrari, ma per lo più relegati ad attività opzionali.
In realtà alcuni enigmi mi hanno dato l’idea di affrontarli in maniera diversa. In pratica, grazie all’esperienza maturata in questi quasi due anni, mi sono messo ad utilizzare un SMT solver, z3, per risolvere alcuni di questi puzzle in maniera programmatica.
Ci avrei messo di meno facendoli a mano? Probabilmente si.
Avrei avuto la stessa soddisfazione? Assolutamente no.


In breve:

Zero escape: Virtue’s Last Reward è un visual novel con una trama intricata e piena di misteri e colpi di scena, e una serie di puzzle dalla difficoltà ben calibrata. La longevità del titolo è raddoppiata rispetto al suo predecessore, ma non sempre a vantaggio della qualità. In particolare, la struttura della narrazione, le spiegazioni contorte e i personaggi più stereotipati hanno come risultato una storia più confusa e meno coinvolgente rispetto al primo capitolo. Nonostante ciò, il titolo ha comunque i suoi pregi e può essere consigliato a chi ha apprezzato il primo capitolo o a chi cerca un puzzle game non troppo impegnativo ma comunque stimolante.


Pro:


Contro: