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Xenoblade Chronicles 2

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Bene bene, finalmente si è conclusa anche l’epopea che mi ha portato ad affrontare Xenoblade Chronicles 2. Come per il primo capitolo, il responsabile che mi ha spinto a perdere una cinquantina di ore su questo titolo è niente di meno che Corrado, che mi sento di ringraziare come si fa con il compagno insistente che ti convince a vedere una serie che a te non interessa particolarmente ma che a lui piace tantissimo.

In effetti è anche questa l’impressione che mi ha lasciato Xenoblade 2. La più grande critica che gli possono muovere, infatti, è il modo in cui il gameplay, a mio avviso, riesce a peggiorare la formula già non proprio eccellente del suo predecessore.
Partiamo dai lati positivi. Senza dubbio la musica è un punto di forza del gioco, in grado di dare la carica e di accompagnare il giocatore mentre si muove fra paesaggi che, anche se in una risoluzione e texture non proprio all’altezza, riescono a trasmettere un senso di grandiosità e di meraviglia. Anche le creature, sebbene spesso riciclate, contribuiscono a dare quel tocco in più al mondo di gioco. In questo capitolo la gimmick è data dai blade, creature intelligenti e spesso antropomorfe che si legano ai personaggi principali e che forniscono loro abilità e poteri speciali.
Iniziano qui le mie prime perplessità. Sebbene mi senta di dire che la storia è ben riuscita nel suo complesso, il tipo di interazione che i blade hanno durante il gameplay, stando fermi dietro i membri del party umani per la maggior parte degli scontri, non rende per nulla il potere enorme che dovrebbero avere. Si sente inoltre tantissimo il tono diverso con cui è stato scritto questo gioco. Invece di una narrazione più seria e matura, ci si trova di fronte ad un tono fin troppo giapponese, che prova a sdrammatizzare le situazioni, anche piuttosto pesanti, con un tipo di umorismo e scambi fra i personaggi che spesso ho trovato davvero fuori posto. Proprio per questo motivo, anche il protagonista non riesce minimamente a confrontarsi con il suo predecessore, Shulk, che mi aveva conquistato sin da subito. Ma la vera nota dolente è il gameplay. La mobilità durante gli scontri viene completamente azzerata dalla necessità di rimanere immobili al fine di autoattaccare l’avversario, con gli input del giocatore legati unicamente alla scelta delle abilità da utilizzare, che si ricaricano con i colpi messi a segno, per culminare in un attacco speciale una volta utilizzate le abilità un numero sufficiente di volte. L’unica profondità che si può percepire è data dall’ordine in cui eseguire questi attacchi speciali con il resto della squadra, poiché il tipo elementare di questi ultimi determinano combo diverse che si possono sfruttare per avviare un attacco di squadra devastante una volta riempita la barra di squadra. Insomma, basti dire che più volte mi è capitato di distrarmi per parecchi secondi durante gli scontri, senza che ciò cambiasse affatto l’esito della battaglia. Come se non bastasse, alcuni scontri, anche molto importanti di trama, sono gestiti davvero male, con nemici che ti aggrano togliendoti la possibilità di organizzare l’inventario, posizioni di partenza infelici che possono comportare la perdita di membri della squadra ancora prima di iniziare lo scontro e battaglie contro spugne di danno che possono diventare lunghissime e noiose. Se il combattimento mi sembra peggiorato su tutta la linea, almeno la gestione dell’inventario, gli strumenti e lo skill-tree per le abilità dei personaggi mi sono sembrati più organizzati, facilitando la loro comprensione ed utilizzo durante l’avventura. Mi sento anche di dover aggiungere una nota di demerito generale legata al sistema di abilità sul campo, necessario per avanzare nella storia e per nulla comodo da gestire, anche perché dipendente da un sistema che fa ottenere casualmente i blade che potrebbero avere o non avere l’abilità utile in quel momento. Se l’idea era quella di incentivare il backtracking, mi sento di dire che hanno fatto un buco nell’acqua. Un vero peccato perché l’esplorazione è forse uno dei pochi aspetti di gameplay che ho trovato davvero piacevoli.
C’è da dire che di attività opzionali ce ne sono parecchie, con un numero spropositato di missioni secondarie e la possibilità di inviare i propri blade come mercenari in missioni che restituiscono, talvolta, ricompense utili. Tuttavia, a causa della ripetitività di alcune delle attività, e soprattutto un qualche bug nel registro delle quest che me lo ha reso inutilizzabile, non ho avuto alcun interesse ad esplorare il 100% di ciò che il gioco aveva da offrire.


In breve:

Se in molti casi il seguito di un gioco tende ad imparare dal predecessore e affinare il tiro, lo stesso non si può dire di Xenoblade 2. Con una storia che, sebbene assolutamente degna, non si discosta troppo da un anime giapponese medio e un gameplay che non brilla per nulla, ma anzi risulta spesso noioso e poco coinvolgente, il titolo si rivela un’esperienza che, sebbene non proprio negativa, non riesce a raggiungere le aspettative che il primo capitolo aveva creato.


Pro:


Contro: