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The Atrocity Archives

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Da appassionato fruitore della libreria di Newcastle, ma solo nei 10 minuti prima della chiusura, e avendo voglia di provare qualcosa di vicino alla fantascienza, ho deciso di dare una possibilità a “The Atrocity Archives” di Charles Stross. In realtà non avevo un motivo particolare per scegliere questo libro, ma, a discapito del detto, la copertina semplice e il titolo intrigante mi hanno incuriosito.

Ora, dopo averlo finito, posso dire che è stata una scelta azzeccata, sebbene non brillante. Il libro mi ricorda un misto fra SCP, Lovecraft e The IT Crowd, con una bella dose di humor britannico. Ci sono anche dei riferimenti piuttosto crudi alla guerra e alla crudeltà umana in generale, anche se non si scende mai troppo nei dettagli.
Inoltre scopro solo ora che il motivo per cui il libro era diviso in due parti è perché in realtà si tratta di due racconti distinti, il racconto originale “The Atrocity Archives” e il seguito “The Concrete Jungle”.
Sicuramente non mi è piaciuto come hanno fatto altre opere, ma è stato comunque piacevole da leggere nei momenti di pausa o sull’autobus.


Trama

Nella prima parte del libro facciamo la conoscenza Bob, che in altri contesti sarebbe un competente tecnico informatico, invece si ritrova a lavorare per la Laundry, un’agenzia governativa segreta che si occupa di proteggere il Regno Unito, ma anche il mondo intero, da minacce sovrannaturali. In questo universo, infatti, tramite la matematica e con l’aiuto dell’informatica, è possible mettersi in contatto con universi paralleli e ostili, nonché evocare i loro abitanti, generalmente non molto amichevoli e tendenti alla possessione delle menti inferiori, fra cui quelle umane.
In un setting che ricorda davvero tanto quello di SCP, Bob si ritrova a dover fare da bodyguard ad una attraente ricercatrice che, inconsapevolmente, con i suoi studi finisce per attirare le attenzioni non richieste di un gruppo che ha lo scopo di far entrare nel nostro universo un’entità ormai bloccata in una dimensione parallela invocata durante la seconda guerra mondiale da un gruppo di nazisti. Perché sì, ovviamente ci sono in mezzo i nazisti.
Dopo un po’ di peripezie, e qualche morte di personaggi secondari, Bob capisce comprende la trappola che il demone ha teso loro e riesce ad evitare la fine del mondo.
La seconda parte, espande brevemente sui concetti presentati nella prima, con una agitazione interna alla Laundry causata da un gruppo di burocrati che, con molta poca lungimiranza, cercano di eliminare le persone competenti per prendere completo controllo dell’agenzia. Il loro piano consiste nell’utilizzare delle telecamere in grado di uccidere le persone con la sola osservazione tramite l’effetto medusa che, nato come mutazione del cervello umano con conseguenze tremende sia per il soggetto che per le persone che gli stanno attorno, è stato trasformato in un’arma letale. Ovviamente falliscono miseramente, sconfitti da Bob e dai suoi colleghi.


Considerazioni

Il libro è scritto in prima persona, con Bob che ci racconta la sua storia in modo molto informale e con un sacco di riferimenti alla cultura popolare e usa spesso terminologia volutamente complessa legata all’informatica e alla matematica. Quest’ultimo aspetto mi ha fatto storcere più volte il naso, poiché mi da la forte impressione di voler rendere il tutto più magico e misterioso nascondendosi dietro un imperscrutabile, ingiustificato e soprattutto potenzialmente errato labirinto di tecnicismi, sacrificando spesso la chiarezza del racconto. Insomma, invece di costruire un proprio mondo con delle regole fantastiche ma coerenti con cui anche il lettore si trova a costruire, nella sua immaginazione, storie e possibili conseguenti evoluzioni non descritte esplicitamente dall’autore, mi sembra si vada a scomodare inutilmente la scienza per dare un senso di realismo a qualcosa che non ne ha bisogno e sottolineare l’incredibile preparazione e conoscenza di Bob, che finisce per incarnare lo stereotipo del nerd sottovalutato e sottopagato che sa tutto di tutto e che deve combattere costantemente con burocrati incompetenti.
Ammetto che avere una certa passione per l’informatica sicuramente contribuisce a questo mio approccio fin troppo difensivo verso qualsiasi cosa la tratti in maniera che reputo non proprio puntuale.
La prima parte del libro non mi ha convinto nemmeno dal punto di vista della trama, che mi è sembrata piuttosto sconclusionata e non particolarmente eccitante.
Paradossalmente, invece, la seconda mi è piaciuta molto di più, grazie al cambio di stile che alterna avvenimenti correnti alla lenta scoperta dell’effetto medusa tramite una serie di documenti e resoconti, con uno stile che, nuovamente, ricorda molto quello di SCP, nonché molti videogiochi horror.


Frasi