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Riflessioni sulla religione: Testimoni di Geova

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Un copione già scritto.

È ormai da parecchio tempo che, liberatomi dall’istruzione Cattolica che ho ricevuto nella mia infanzia, mi definisco agnostico.
Il tutto si basa sulla mia mancanza di certezze relative all’effettiva esistenza del Dio descritto dai vari testi sacri che conosco.
Nonostante la catechesi che ho svolto quando ero più piccolo, il tanto acclamato dono della fede non mi ha mai toccato, ed ho avuto sempre dei dubbi profondi sulla religione. Dubbi che sono divenuti sempre più evidenti e ben definiti man mano che sono cresciuto.

Se c’è una cosa che però penso sia fondamentale è il dibattito: ascoltare sempre e solo riflessioni che confermino il proprio punto di vista non risulta produttivo se non c’è anche un confronto onesto e aperto con chi la pensa diversamente.

Di recente ho avuto modo di avvicinare un amico Testimone di Geova che ha accolto volentieri la mia richiesta di saperne di più sull’argomento.
Quasi una volta alla settimana ci siamo quindi sentiti, perlopiù in videochiamata e mi sono fatto guidare per affrontare il percorso di studi che mi ha proposto durato più di un anno, sebbene un po’ saltuariamente.

Tutte le considerazioni che seguono sono frutto delle mie considerazioni personali coadiuvate dalle conoscenze che ho ottenuto attraverso lo studio del materiale messo a disposizione dal sito ufficiale e dalle opinioni espresse nei video di TheraminTrees

  1. Autenticità della Bibbia
    La quasi totalità dei dogmi e delle norme comportamentali che caratterizzano i Testimoni di Geova derivano dalla Bibbia.
    È quindi fondamentale affermare la sua origine divina, in quanto ciò fa da ipotesi principale per corroborare tutti i dogmi che ne conseguono.

    • L’attendibilità delle profezie
      Le profezie, pur essendo uno dei punti che trovo più a favore per provare l’autenticità della Bibbia, non sono esattamente esenti da dubbi. Ci sono tanti fattori che possono minarne la credibilità: potrebbe essere stata scritta (o aggiunta) dopo il fatto, potrebbe essere stata interpretata con lo scopo di farla combaciare con l’evento, potrebbe essere una previsione avveratasi fortuitamente

    • Ispirazione divina comprovata dalle profezie
      Anche ammettendo che tutte le profezie siano corrette ed autentiche, la deduzione logica che da “Profezie autentiche” -> “Origine Divina” è decisamente fallace. Giusto per provare questo punto, mi domando se la stessa Bibbia che abbiamo ora non potesse allo stesso modo essere stata scritta da un profeta immortale o in grado di cambiare forma, un’entità con poteri limitati in grado di prevedere il futuro, un’entità divina maligna, un viaggiatore del tempo etc.

    • Ispirazione divina comprovata da altre fonti
      Oltre le profezie, è difficile se non impossibile trovare altre giustificazioni che provino l’origine divina della Bibbia. L’unica che mi sento di considerare, anche se un po’ ricorsiva, è l’impatto che ha avuto sulla società (qualsiasi libro che ha un grosso impatto sulla società è di origine divina?)

    • Interpretazioni
      La Bibbia ha il grosso limite di essere sottoposta a continue interpretazioni. Queste, per loro natura, sono spesso soggettive e figlie dei loro tempi, cosa che priva i testi della necessaria oggettività, e che permette a chiunque abbastanza abile di giustificare quasi qualsiasi cosa con un’abile manipolazione delle scritture

    • Traduzioni discutibili
      La distanza temporale che separa la stesura originale della Bibbia dai giorni nostri si presta, anche con le migliori intenzioni, ad errori di traduzione. Ci sono anche casi in cui la traduzione stessa viene usata per cambiare completamente il significato originale di un testo. C’è il rischio non indifferente che il significato originale di molti passaggi sia stato alterato e perso per sempre.
      Un esempio in cui mi sono imbattuto è l’introduzione del nome “Geova” nel nuovo testamento, che non era presente negli originali. In più ci sono incompatibilità con altre traduzioni, che vanno a modificare dottrine come la trinità.

  2. Caratteristiche di Dio
    La descrizione di Dio comune a praticamente tutte le grandi religioni monoteiste parla di un Dio onnipotente e infinitamente buono.

    • La coppia impossibile
      Onnipotenza e bontà non vanno esattamente d’accordo in un mondo che conosce molto bene sofferenza ed infelicità. La domanda del “Perché Dio permette che esista la sofferenza” è una delle più classiche. Questo comprende anche gli animali, che apparentemente non avrebbero mai fatto nulla per meritarlo.
      La motivazione sarebbe che in questo momento non è Dio a governare il mondo, ma Satana. Il motivo sarebbe una sorta di scommessa fra i due volta a dimostrare la superiorità di Dio e l’incapacità di Satana nella gestione della vita degli esseri umani.
      Ho diversi problemi con questa interpretazione:

      • che bisogno ha un’entità onnipotente di prestarsi ad una simile scommessa che sa per certo provocherà incommensurabili sofferenze agli esseri umani che tanto ama
      • il paragone con un insegnante che lascia provare un alunno a dimostrare a modo suo un teorema per convincere lui e la classe che il suo metodo è sbagliato non considera i limiti che la situazione presenta: se l’alunno volesse provare che uccidere è giusto, il maestro glielo lascerebbe fare solo per provare un punto?
      • nella Bibbia ci sono tantissimi esempi di interventi divini che dovrebbero invalidare la scommessa. La stessa Bibbia rappresenta un esempio
      • se davvero siamo governati solo da Satana (magari Bibbia compresa) non se la sta cavando troppo male per un essere che incarna la malvagità assoluta
    • L’onniscienza rende tutto futile
      Se Dio possiede anche l’onniscienza, cosa sempre attribuitagli e derivabile dall’onnipotenza, il nostro giudizio di fronte a lui è già stato stabilito, dato che sa già quali saranno le nostre azioni, lasciandoci solo l’illusione della scelta. Se Dio è onnisciente, ad esempio, sapeva già che Eva avrebbe dato ascolto al serpente. Che senso ha allora prendersela con l’umanità? Non ha forse creato lui quella condizione che sapeva avrebbe portato quell’esatto risultato?

    • Non sempre buono con tutti
      Anche la bontà di Dio sembra essere soggetta a preferenze. Mentre con le ultime sacre scritture le punizioni per i trasgressori sono “limitate” ad una morte eterna, in passato i supplizi erano molto più evidenti, dato che prendevano la forma di tragedie quali piaghe, diluvi e trasformazione della gente in statue di sale.
      E anche quando non direttamente responsabile, sembra che l’uso della violenza, che va dagli omicidi alle molestie, fosse addirittura incoraggiata da Dio, purché rivolta verso gli stranieri o gli infedeli. L’immagine che viene fuori è di un Dio vendicativo e crudele, tutto fuorché infinitamente buono.

    • La necessità di essere amato/adorato
      Che bisogno ha un essere onnipotente e buono di essere amato e adorato dalle creature che ha generato?
      Se ne sentiva la necessità, poteva semplicemente fare in modo che fosse nella nostra natura adorarlo.
      Se pensa che il libero arbitrio sia importante, anche l’amore non corrisposto dovrebbe essere una scelta possibile. Non ha senso influenzare la scelta in maniera così marcata, promettendo premi a chi lo ama e punendo chi non lo fa.
      Tutto questo, più che l’opera di un Dio buono, è compatibile con i ragionamenti di un partner egocentrico che da solo l’illusione della scelta, che in realtà è obbligata indirettamente.

  3. Concetti vari

    • Esperienza empirica
      Limitandomi ad osservare il mondo intorno a me, ignorando per un attimo tutto ciò che potrebbe alterare il mio giudizio (facendo finta di non conoscere la religione), l’impressione che ho è quella di vivere in un mondo caotico, con aspetti bellissimi e sublimi affiancati a elementi orribili e crudeli. Non ne dedurrei mai il disegno intelligente di qualcuno, ma il contrario. Tutta la mia fede, dunque, dovrebbe basarmi su osservazioni che non ho mai fatto personalmente, ma appartenenti ad altri.

    • Il riscatto
      Con questo termine ci si riferisce alla morte di Gesù sulla croce, che ci avrebbe “salvato tutti”.
      Che senso ha avuto questa azione? Apparentemente ci avrebbe riscattato dal peccato originale, in quanto come un uomo perfetto ha introdotto il peccato (Adamo), un uomo perfetto è morto per eliminarlo (Gesù). Tuttavia, ci sono diversi punti quantomeno curiosi:

      • il riscatto è stato pagato da Dio a se stesso, per una legge da lui imposta. Praticamente è stata una transazione con una sola parte a fare tutti i ruoli, che quindi poteva essere evitata completamente
      • se il riscatto ci libera dal peccato, originale, perché si continua a morire e soffrire come se non fosse successo nulla? In pratica, cosa è tangibilmente cambiato?
      • perché aspettare così tanto per riscattare l’umanità? Sapendo che prima o poi l’avrebbe fatto, perché non farlo subito?
      • le persone morte prima del riscatto hanno forse perso il diritto alla vita eterna solo perché vissute precedentemente?
    • Vaghezza di comunicazione
      Nonostante avesse letteralmente qualsiasi mezzo a sua disposizione per comunicare, e possa farlo in qualsiasi momento ed in qualsiasi forma, la scelta di Dio sarebbe ricaduta su un testo scritto e sulle persone che lo interpretano. Se effettivamente seguire i principi che la religione insegna avesse un valore così importante come la propria salvezza dopo la morte, non avrebbe più senso fare in modo che chiunque avesse accesso alle informazioni parlando direttamente con la fonte, come del resto hanno fatto i profeti o, a detta loro, le persone miracolate?
      L’intera scelta di selezionare una piccola elite di gente con il compito di comunicare agli altri permettendo al dubbio di insinuarsi fra la gran parte delle persone è decisamente controproducente.

  4. Affermazioni contrarie ai miei principi

    • Compasso morale
      Credere nel Dio assoluto Biblico implica delegare a lui la determinazione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, senza avere nessuna parola in merito. Questo vuol dire che tutte le uccisioni e guerre contenute nella Bibbia, sono giuste.
      Trovo questo modo di delegare la propria moralità estremamente deresponsabilizzante e rischioso. Questo perché implica che, se non avessero la fede, tutte le persone religiose sarebbero dei criminali senza alcuna moralità, e le rende molto suscettibili a qualsiasi tipo di manipolazione: se convinte che è la volontà di Dio, e quindi la cosa giusta da fare, in assenza di un personale giudizio su ciò che è giusto e sbagliato, sarebbero disposte a compiere qualsiasi azione convinte di star agendo nel bene.
      Personalmente, possiedo una serie di convinzioni e principi morali che non sempre si sposano con gli insegnamenti biblici, che immagino si siano sviluppati a partire dalle mie esperienze e dalla mia natura come persona. Non è facile accettare di sostituirli con quelli derivanti da una dottrina religiosa, e non sono sicuro nemmeno sia la scelta giusta.

    • Inferiorità delle donne
      Sono molti i passaggi biblici che affermano la sottomissione della donna rispetto all’uomo, da ruoli inferiori (come nelle assemblee) a giustificarne lo sfruttamento, spesso a scopi sessuali, soprattutto nell’antico testamento, dove le vergini erano considerate bottino di guerra.
      Tali pratiche hanno visto un processo, comunque non totale, di rivisitazione e di secolarizzazione, ma il solo fatto che siano presenti e approvate dovrebbe far suonare un campanello d’allarme.

    • Compleanni, videogiochi e sangue
      Giusto per nominare qualche esempio di ambiti sui quali si applicano delle restrizioni a mio avviso ingiustificate, basate perlopiù su ignoranza e fiducia ceca.
      Sui primi due in particolare, non mi pare di aver trovato un divieto preciso, quanto più un’avversione dovuto alla mancanza di approvazione esplicita nella Bibbia.
      Non riesco sinceramente a capire in che maniera queste cose rappresentino un pericolo per la moralità di una persona al punto da essere messe al bando, quando invece è empiricamente evidente come possano portare un beneficio.

    • Contraddizioni scientifiche
      Sebbene andare direttamente contro la scienza nel XXI secolo sia rischioso, questo non impedisce ad alcune convinzioni anti-scientifiche, come la negazione della teoria dell’evoluzione, di diffondersi, ovviamente su base scritturale.
      Anche concedendo che si tratta solo di teorie scientifiche, sebbene se sempre più accolte e confermate, francamente se devo scegliere a chi affidarmi, preferisco scegliere chi mi può presentare prove tangibili delle proprie affermazioni.

  5. Impressioni sull’organizzazione
    Conoscendo solo ed unicamente il mio amico, all’idea di incontrare altri Testimoni di Geova mi ero preparato ad entrare in contatto con persone con comportamenti associabili ad una setta. Sono invece stato piacevolmente sorpreso nel fare la conoscenza di persone cordiali e sinceramente convinte delle loro parole.
    Questo non è però necessariamente un pregio.
    Nonostante un’apparente apertura al dialogo, che sembra elogiare la curiosità ed il pensiero critico, ho sempre notato un rifiuto categorico di modificare la propria posizione, tipico di chi sa per certo di avere ragione e cerca di convincere bonariamente qualcuno a cambiare idea. L’impressione che ho avuto è che fra i membri ci sia un timore nel toccare argomenti che andassero in chiaro contrasto con qualche dogma, e un’avversione quasi totale verso i ragionamenti logici più formali, visti quasi come una perversione della realtà.
    L’affidamento totale alle pubblicazioni, usate come riferimento durante le lezioni, danno l’impressione di stare seguendo un copione studiato a tavolino con lo scopo di ottimizzare le possibilità di convincimento, ma ad essere onesto mi ha spesso dato l’impressione di frasi fatte ripetute a pappagallo, senza che dietro ci sia un interiorizzazione profonda ed onesta dei contenuti.
    Nelle ultime sessioni di studio, si è anche manifestata, anche se molto gentile, la spinta a farmi prendere una decisione, che mi ha onestamente riportato con i piedi per terra di fronte ad una realtà che, in fin dei conti, ha come fine ultimo quello di reclutare nuovi partecipanti.