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Primo centone

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Ho spesso la sensazione che nella concezione comune (magari propria del sud Italia) il lavorare onestamente sia visto quasi come qualcosa da evitare a tutti i costi. Molto meglio trovare uno stratagemma per ingannare il prossimo o lo Stato, piuttosto che raccogliere il frutto della propria fatica.
A questo si aggiunge un certo stigma che avvolge i lavori considerati più umili, che rappresenterebbero inequivocabilmente il tuo fallimento nella vita.

Personalmente ho sempre trovato tutti ciò ridicolo. Ho una stima incommensurabile per chi lavora, qualsiasi sia l’ambito, purché onesto. Anzi, tanto è più faticoso l’onere, maggiore è la mia considerazione per la persona.
Forse anche per questo, sono sempre stato invidioso di tanti fra i miei compagni, colleghi e amici, numero che è andato ad aumentare con l’età, che ha avuto l’occasione di lavorare e guadagnare.

Ad essere onesto, anche io ho avuto qualche esperienza, anche se difficilmente si potrebbe definire tale: l’estate del quarto anno del liceo, infatti, ho lavorato presso il negozio di assistenza elettronica “Nino Recupero”. È stata un’esperienza estremamente formativa: ho imparato tantissimo e in maniera pratica sull’hardware che compone il computer (conoscenze fondamentale nel mio campo), e ho inoltre avuto la possibilità di vedere in prima persona come si (non) si gestisce un negozio.
Il problema è che il tutto è stato ovviamente non pagato. Non che avessero alcuna ragione per pagarmi, facevo essenzialmente da apprendista, ma proprio per questo tendo a considerare l’esperienza più educativa che lavorativa.

Negli anni, non ho mai avuto occasione di lavorare seriamente. Un po’ perché non ho le conoscenze, sia personali che tecniche, per poter fare qualcosa di valore per qualcuno nella zone, un po’ perché non ne ho davvero bisogno economicamente.

Ma finalmente posso essere fiero di me, e dopo 2 anni e mezzo di studio, ho messo a frutto le mie conoscenze con un piccolo lavoretto da freelancer su upwork. Si trattava di un lavoretto assolutamente fattibile: dovevo semplicemente creare un bot di Telegram che segnalasse quando uno fra gli account Twitter indicati aggiungesse (o rimuovesse) un follow a qualcuno.
Grazie alla mia esperienza dopo il lavoro fatto sui bot di Telegram del DMI non ho avuto molte difficoltà a portare a termine il tutto nel giro di 48h. Ho dovuto fare qualche esperimento solo riguardo le API di Twitter, ma per il resto avevo essenzialmente tutto già pronto.
Sono anche stato molto fortunato: il cliente non solo parlava Italiano, rendendo tutta la comunicazione molto più semplice, ma si è rivelato anche molto comprensivo e collaborativo, il che mi ha permesso di lavorare con più tranquillità e adattando meglio il software alle sue richieste.

Sebbene il timore che sarei stato imbrogliato in qualsiasi momento non mi ha mai abbandonato, ho cercato comunque di fornirgli il servizio più completo possibile, con tanto di supporto vocale per l’installazione.
Alla fine questo sforzo ha pagato: sebbene la somma pattuita era di €80, alla fine ha deciso di premiare il mio impegno e mi ha pagato ben €100.

È stata la prima grande soddisfazione lavorativa della mia vita, spero solo non sia l’ultima.