Un gran bel regalo di Natale ricevuto da quei gentili signori della Epic Games, Prey in realtà era sui miei radar da parecchio tempo, e più di una volta sono stato tentato a comprarlo approfittando di un qualche sconto. Le premesse del gioco erano parecchio stuzzicanti, anche se ammetto che avrei preferito godermi l’avventura senza nemmeno quelle poche conoscenze pregresse che mi sono portato dietro.
L’ispirazione a titoli come Bioshock e System Shock è chiarissima fin dalle prime ore di gioco, sia nell’impostazione di storia che nel gameplay. Un gioco di ruolo con una buona profondità nella scelta dei potenziamenti da scegliere man mano che si prosegue nella storia ed un sistema di crafting che mi ha subito conquistato e che mi ha spinto ad esplorare da cima a fondo l’intera stazione più volte.
Il setting è un’altro degli aspetti che trovo meglio riusciti. La Talos I è un colosso realistico e che proprio per questo si presta in pieno a più stili di gioco: chi è interessato a completare la storia principale il prima possibile si potrà fare guidare dal sistema delle missioni, generalmente molto dettagliato anche nella spiegazione. A chi, come me, preferisce esplorare ogni altra singola opzione prima di proseguire nell’avventura, l’enorme struttura offre una serie di quest secondarie talvolta puramente ambientali davvero incredibile, con segreti e tesori nascosti appaganti che non mi aspettavo vedere realizzati così bene in un gioco di questo tipo.
Le sezioni che invece si sono rivelate non proprio piacevoli sono tutte quelle senza gravità. Sebbene l’impatto scenico sia fenomenale, la novità della situazione lascia presto il posto alla frustrazione derivante dai movimenti estremamente macchinosi e dalla telecamera un po’ confusionaria.
La trama non mi ha esattamente fatto gridare al miracolo, anche perché riprende in un contesto diverso qualcosa di già visto, sebbene con qualche colpo di scena non proprio banale. Quello che però mi ha un po’ stuccato sono la mole interminabili di testi che vengono vomitati addosso al giocatore, fra email, appunti e note vocali, che finiscono per spossare chi non vuole perdere non so quante ore a trovare nella valanga di informazioni quelle di interesse per la storia più generale.
Per finire, proprio perché il gioco è estremamente divertente e molto pulito nella maggior parte delle situazioni, sono rimasto un po’ deluso dal vedere con i miei occhi alcuni episodi di clip attraverso le pareti, una missione, fra l’altro piuttosto importante, buggata e un crash del gioco.
Ho dato anche un’occhiata all’espansione Mooncrash, e sebbene trovi l’idea molto carina, non ho intenzione di perdere tutto il tempo necessario per finirla, trattandosi praticamente di un roguelike.
In breve:
Un chiaro omaggio a serie tanto amate come Bioshock e System Shock, che mantiene comunque una sua identità. Setting fenomenale e gameplay loop molto solido, che strizza l’occhio a chi apprezza una bella ambientazione fantascientifica e non ha troppa fretta di finire l’avventura.
Pro:
- grande libertà nella personalizzazione del proprio stile di gioco
- setting fenomenale sia nella presentazione che nell’esplorabilità, che può essere affrontata spesso in più di un modo
- sistema di missioni che cattura il giocatore, invogliando e rendendo ancora più piacevole navigare in lungo e largo per la nave
- numerose possibili scelte nella gestione degli incontri con gli altri personaggi e nelle proprie azioni nei loro confronti
Contro:
- sezioni senza gravità più frustranti che divertenti
- presenza non proprio ignorabile di glitch e bug
- intelligenza artificiale non proprio brillante, il che ruba ogni tipo di tensione nelle fasi avanzate della partita