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Motore Immobile

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Privo di emozioni, mosso solo dalla volontà.

In questa trattazione farò riferimento ad un sottoinsieme di tutti i possibili comportamenti, e cioè quelli coscienti e consapevoli, escludendo del tutto ciò che nasce da impulsi incontrollabili o crudeli scherzi della propria mente.
Con queste premesse, sono dell’idea che tutti agiscono per una ragione. Dietro ogni azione, infatti, si nasconde una volontà, talvolta difficile da comprendere ma sempre presente, della persona che ha scelto coscientemente di compierla. Si può anche assumere ci sia stata una qualche valutazione razionale sulla fattibilità e sulle conseguenze successive all’atto, con premesse e considerazioni che sono proprie dell’individuo e non necessariamente condivisibili o comprensibili da parte di altri.

Tuttavia non è difficile accorgersi della quantità enorme di azioni, compiute dalle persone più disparate, con esiti a dir poco discutibili, che ci si sarebbe potuti risparmiare, all’apparenza, con un po’ di riflessione in più.
Il motivo sarebbe da ricercare in quelle che ritengo essere le cause prime delle azioni: le emozioni.

L’avere un obiettivo da raggiungere è probabilmente uno dei motivi principali (se non il motivo principale) che porta un individuo ad agire. Risalendo di un livello, è ragionevole assumere che ciò che si va cercando sono innanzitutto le sensazioni di gioia e orgoglio che raggiungere l’obiettivo instilla. Questo legame stretto con le sensazioni spiegherebbe anche come fretta e impazienza possano riuscire a inibire, almeno in parte, il ragionamento puramente logico che dovrebbe accompagnare ogni scelta.

È proprio questo punto a farmi riflettere. Nella mia esperienza personale, capita spesso che la sensazione principale che accompagna i miei successi sia la consapevolezza che non me li stia godendo come “dovrei”. Penso che, quasi a livello inconscio, l’accettare consapevolmente la poca importanza che ogni cosa ha, mi abbia privato della capacità spontanea di provare grosse emozioni di fronte al raggiungimento di un obiettivo.

Allora perché agisco?
La mia conclusione è che ciò che mi motiva è la mia pura volontà di ottenere il traguardo per quello che è, non la volontà di raggiungerlo o di provare qualcosa, magari relativo alla difficoltà della sfida (a meno che non sia la sfida stessa l’obiettivo). Tutto il resto diventa secondario o collaterale, ed ha un peso ancora minore.

È una differenza all’apparenza sottile, ma che ritengo sia invece piuttosto profonda. Al costo di un minore coinvolgimento emotivo, che può avere sia lati negativi che positivi, si acquisisce una maggiore consapevolezza delle proprie intenzioni.
Si è trattato di un scambio che ho fatto a mia insaputa, ma che, probabilmente, rifarei.