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Infelicità inutile

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È piuttosto inutile essere infelici senza trarne alcun beneficio.

Capita a tutti di sentirsi giù, e i motivi sono i più disparati. Magari qualcosa non è andata come speravi, o non trovi il coraggio di fare una scelta importante, perché le conseguenze sono come avvolte da un’angosciante nebbia imperscrutabile.
Ebbene, penso di avere la soluzione a questo problema. Un rimedio quasi magico, che ti risolleverà il morale quanto basta per non farsi trascinare giù da queste problematiche. Ma come ogni medicina, anche questa non è esente da controindicazioni, e non bisogna abusarne.
Ma veniamo al dunque: sto parlando della capacità di fregarsene, di dire “Ci sono cose più importanti”, “Pazienza, sarà per un’altra volta” o ancora “Non c’era nulla che potessi fare”.
In questo momento potrebbe sembrarti un consiglio scontato, una di quelle cose che non vale quasi nemmeno la pena di dire, ma lasciami argomentare.
Prima di tutto, non è una capacità così scontata come sembra: non è sempre facile riuscire ad avere l’atteggiamento che ho descritto prima. Ci vuole una buona dose di freddezza e pragmatismo, e non tutti possono vantarsi di averle, non in qualsiasi situazione, almeno. Ma come molte cose, è una capacità che può essere acquisita, con un po’ di esercizio.
Per quanto mi riguarda, è un esercizio che vale assolutamente la pena di fare. Sebbene sia solo una mia opinione, sono praticamente certo che non siano poche le persone si troverebbero a stare molto meglio se fossero in grado di superare in questa maniera ciò che le fa stare male. Infatti, sebbene senza ombra di dubbio siano proprio le difficoltà o le situazioni scomode che, analizzate a dovere, ci permettono di migliorare imparando dai nostri errori e adattandosi, nella quasi totalità dei casi continuare a tormentarsi sopra di esse non solo non risulta più essere costruttivo, ma diviene deleterio.
Ed è qui che entra in gioco la “magica medicina”. Ma, come vi ho anticipato, ci sono delle controindicazioni.
Innanzitutto, bisogna stare attenti a non confonderla con la soluzione ad ogni cosa: in realtà è un semplice palliativo. Insomma, non risolve alcunché di pratico, ha solo lo scopo, comunque utilissimo, di farti sentire meglio. Diventa quindi fondamentale il giudizio del fruitore del rimedio, in quanto, prima di tutto, deve stabilire se il problema è un qualcosa che va risolto alla radice o vale la pena iniziare a farsene una ragione.
Ma c’è un rischio ancora più insidioso: come per una droga, infatti, c’è il rischio, da non sottovalutare, di diventare dipendenti. Nel nostro caso questo si traduce in un ricorso continuo a questa medicina, che a lungo termine provoca menefreghismo e apatia.
Del resto, come detto prima, sebbene possa essere allettante evitare con cotanta leggiadria qualsivoglia problema, senza quella grinta in più che si riceve confrontandosi con una difficoltà, la crescita personale ristagna, così come ogni tipo di “forza propellente” che spinge la persona. In altre parole, se si elimina a priori la “posta in gioco”, (che è poi ciò che ci fa preoccupare e stare male davanti ad un problema) se non si ha più niente da perdere, ci si ritrova a non avere più niente da guadagnare.