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Fire Punch

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Comprare una serie di manga non è qualcosa che ho mai fatto. L’idea di collezionare oggetti non mi fa impazzire, e solo l’idea di spendere chissà quanti soldi per avere una serie completa non aiuta di certo.
Però, avendo un buono da spendere in libreria, e essendo reduce dalla visione di Chainsaw Man, ho colto l’occasione per comprare la raccolta del manga dello stesso autore: Fire Punch.

La serie è composta da 8 volumi, per un totale di 83 capitoli.
Avendo avuto modo di conoscere l’autore con Chainsaw Man, mi ero preparato ad un esperienza particolare. Nonostante questo, sono rimasto comunque travolto dalla forza narrativa dell’opera. ato.
Come viene detto sin dall’introduzione, il mondo di Fire Punch è un mondo freddo e avvolto dalla follia. La follia proprio è ciò che accomuna tutti i personaggi della storia, forse con un’unica eccezione.
Forse per questo motivo, uno degli altri temi ricorrente è quello della religione. Pur avere qualcosa che li distragga dalla situazione tremenda che avvolge il mondo, i personaggi sono disposti a tutto. L’avere una motivazione per vivere diventa un elemento fondamentale, anche se si traduce nel mentire alle masse e a se stessi.

Tutti i personaggi vivono in uno stato di conflitto perenne. Tutti hanno desiderio di morire, unica via d’uscita dall’inferno in cui vivono. Allo stesso stesso tempo, quasi per uno scherzo del destino, sembra esserci sempre qualcosa che continua a tenerli in vita, sia questa una promessa, una persona cara, un obiettivo o una fantasia di loro costruzione. E il fatto che la maggior parte dei loro sogni sia volutamente ridicola alle orecchie del lettore non fa altro che sottolineare quanto qualsiasi cosa possa essere un appiglio a cui aggrapparsi per mantenere, almeno per un po’, il senso di sè.
Il protagonista in particolare diventa folle molto in fretta a causa del dolore immenso che la sua condizione di ustione perenne gli provoca. Senza trovare il coraggio di morire, ma senza motivo per vivere che non sia stato imposto da altri, si trova ad agire senza il pieno controllo di se stesso, compiendo qualsiasi tipo di azione, senza rendersi davvero conto di quello che sta facendo se non a fatto compiuto.

Un altro tema che non mi aspettavo venisse nemmeno trattato e che invece è riuscito a regalarmi una nuova prospettiva sulla tematica è quello della transessualità.
Uno dei personaggi, non meno folle degli altri, a causa della sua abilità rigenerativa estremamente potente, non solo non è in grado di morire, non può nemmeno sottoporsi ad un intervento chirurgico per cambiare sesso.
Quindi, sebbene si senta uomo, e si atteggi anche come tale, si ritrova intrappolato in un corpo da donna, che è quello con cui è nato. Ne segue che chiunque lo veda, lo consideri una donna.
Questo suo conflitto interiore non viene rivelato per parecchio tempo, facendo in modo che il suo aspetto detti la nostra visione del personaggio. Tutti gli altri individui nella storia non hanno dubbi di avere a che fare con una donna.
Nel momento in cui la verità viene svelata, si rende palese la motivazione che spinge così tante persone a lottare per i loro diritti in quanto trans.
Per quanto ci piaccia raccontarci di essere diventati più maturi come società, che l’aspetto esteriore sia qualcosa che può facilmente essere ignorata e che non deve essere un motivo per discriminare le persone, la realtà è che non è così.
L’aspetto è ciò che per prima viene notato, ed influenza, in maniera più o meno velata come percepiamo gli altri.
Nella storia, l’aspetto del protagonista è ciò che lo distingue, e contribuisce parecchio a riconoscerlo come figura divina, a prescindere dal fatto che non si tratti davvero di un dio, ma al contrario di una figura estremamente tormentata. Ancora una volta, è l’aspetto a prevalere sul resto.
Più umanamente, a tutti ci sarà capitato di invidiare qualcuno che percepiamo come più attraente. I cosmetici, i capi di abbigliamento alla moda, sono solo trasformazioni poco invasive che applichiamo a noi stessi per apparire come vogliamo che gli altri ci vedano.
Forse, vedendola in questa maniera, diventa più facile comprendere lo sforzo che le persone transessuali accettano di fare per potersi vedere come si sentono.

L’ambientazione in cui si svolge la storia sembra essere indifferente a tutto ciò che accade. Rubando le parole di Leopardi, la natura risulta essere una matrigna crudele ed indifferente alle sventure a cui sottopone i suoi figli.

Ciò che, dal mio punto di vista, rende davvero questa opera memorabile e la differenzia da tutto ciò che ho letto finora, è la capacità di rendere tangibile e normale la follia della disperazione. Non è raro che i dialoghi e le situazioni diventino a dir poco surreali, e allo stesso tempo il lettore non ha il minimo dubbio che tutti gli avvenimenti costruiscano un evoluzione perfettamente logica della storia.

La verità è che non ci sarebbe mai potuto essere un lieto fine ad una storia del genere. In un mondo così malato, non c’è mai la sensazione di essere al sicuro. Non ci sono buoni o cattivi, ma folli che cercano di sopravvivere e trovare un motivo farlo.