Il mio backlog di capolavori da giocare è sempre più lungo ma, da buon procrastinatore, c’è sempre tempo per introdurre una piccola distrazione che prolunga ulteriormente la lista. In questo caso, piccola è un aggettivo particolarmente azzeccato, dato che mi era stata promessa una campagna di circa 5 ore, che nel mio caso si sono tramutate in 6. Eldest Souls è un gioco sviluppato da un team Italiano. Questo, e il suo prezzo inferiore ai €5 mi hanno convinto a prenderlo in un momento di particolare noia.
Il gioco è fin troppo chiaramente ispirato alla serie dei souls, ma con visuale isometrica e pixel art. Il setting è esattamente quello che ci si aspetterebbe da un gioco del genere, con un mondo ormai ridotto alla rovina, personaggi criptici, descrizioni degli oggetti che nascondono indizi su un passato mistico e misterioso e un protagonista che deve sconfiggere una serie di boss divini per poter avanzare. Il punto di forza del titolo sono senza dubbio i pattern di attacco dei boss. Se si escludono rare eccezioni, ogni boss di Eldest Souls mette alla prova non solo i riflessi e le conoscenze del giocatore, ma anche il suo spirito di osservazione, dato capire il significato di ogni animazione durante la lotta, talvolta tutt’altro che banale, è fondamentale per arrivare alla vittoria. Un po’ di trial and error è necessario a questo fine. Anche le meccaniche di combattimento, per quanto non incredibilmente complesse, vengono esplorate grazie ad un albero delle abilità piuttosto variegato con skill diverse che vanno ad influenzare lo stile di gioco.
Il più grande problema che ho rilevato nel titolo è la sua durata davvero esigua. Tutti i complimenti che ho elargito finora hanno il gusto di ottimi antipasti, senza avere il tempo di esprimersi appieno. Ho notato anche un buon numero di glitch e lacune tecniche, soprattutto legate alla meccanica di respawn, che fanno un po’ storcere il naso, anche se non ho trovato nulla di davvero invalidante. Infine, sebbene il mio giudizio sulle bossfight sia generalmente positivo, va anche detto che queste sono praticamente sono l’unica parte di vero gameplay del gioco, e nonostante ciò ve ne sono alcune che non mi hanno convinto del tutto, con la difficoltà che supera spesso quel labile confine che separa la sfida dalla frustrazione.
In breve:
Eldest Solus è chiaramente una lettera di apprezzamento al genere dei solus. I boss sono il punto di forza del titolo e sfidano sia i riflessi del giocatore che la sua capacità di osservazione, diventando talvolta davvero simili ad un puzzle che è necessario risolvere per avere la meglio. Purtroppo la durata davvero esigua del titolo e la conseguente mancanza di contenuti, nonché alcuni bug e sbavature tecniche e qualche bossfight non proprio ispiratissima, inficiano l’esperienza. La sensazione che rimane è quella di un agglomerato di idee davvero brillanti appena abbozzate, non sviluppate a dovere fino alla loro degna conclusione. Posso solo augurarmi che questo sia solo il primo passo di un team che ha dimostrato di avere talento e che, con un po’ di esperienza in più, potrebbe davvero sfornare un capolavoro.
Pro:
- parecchi pattern di attacco dei boss molto complessi, richiedono una preparazione strategica al giocatore
- ottima direzione artistica, sia per quanto riguarda i boss che i livelli
- potenziamenti molto variegati
- retry del boss immediato grazie al sistema di respawn direttamente nell’arena
Contro:
- dopo aver sconfitto il boss finale il gioco riparte immediatamente con il new game plus, senza dare la possibilità di tornare indietro per completare i boss e i finali secondari
- durata davvero esigua, sia in termini di tempo che di contenuti
- diversi bug e sbavature tecniche
- alcuni pattern di attacco creano un caos visivo difficile da leggere