Dopo aver apprezzato parecchio tutta la serie dei souls, non avrei mai potuto farmi sfuggire la possibilità di preordinare uno dei giochi più attesi dell’anno: la nuova opera di From Software, Elden Ring. Com’era prevedibile, la mia fiducia non è stata disattesa.
A causa di impegni vari non ho potuto giocarlo come mio solito, tutto d’un fiato, ma sfruttando i miei fine settimana liberi per avanzare nel gioco, un poco alla volta. Sebbene ciò abbia contribuito a frammentare ulteriormente una visione già poco lineare, mi ha restituito una immersione ancora maggiore in un mondo magico di cui io, come il mio personaggio, sa poco e niente, ed è quindi costretto a seguire le indicazioni estremamente criptiche di personaggi sparsi per la mappa.
Anche per questo è stato prezioso l’aiuto ricevuto (e più raramente fornito) agli amici che hanno deciso di iniziare questa avventura nel mio stesso momento.
La difficoltà del gioco in generale mi è da subito sembrata decisamente più elevata rispetto a quella dei capitoli precedenti. Non sono in grado di identificare un fattore specifico, ma ho avuto l’impressione che tutti i nemici fossero più dinamici e con un numero estremamente ridotto di punti deboli da sfruttare.
A rendere il tutto più fattibile è stata la possibilità di evocare gli spiriti, che facendo anche solo da distrazione per il boss (o i boss) di turno, riescono a dare un vantaggio notevole. Sebbene temo di averne un po’ abusato, trovo comunque positivo il fatto che sia stata fornita questa opzione.
Pur trattandosi di un gioco con la fama, assolutamente meritata, di essere particolarmente ostico, le operazioni necessarie per platinare il gioco si sono, al contrario, rivelate estremamente permissive: dopo aver ottenuto i finali principali, ho scoperto di essere molto vicino al completamento dei restanti obiettivi, che ho ottenuto subito dopo.
In breve:
Elden Ring è un gioco che riesce abilmente a coniugare due generi, quali open world e rpg souls, in una maniera semplicemente impeccabile. Invece che creare un’accozzaglia priva di identità, il risultato è un gioco in grado di far divertire e appassionare i fan di entrambi i generi. Sebbene non si possa negare che l’avventura possa essere a tratti frustrante, sta al giocatore decidere liberamente quali limitazioni imporsi per calibrare la sfida che intende affrontare. Estremamente consigliato.
Pro:
- enorme quantità di luoghi da esplorare, boss da affrontare, enigmi da risolvere e segreti da rivelare
- buona varietà di nemici e pattern, che riescono a non diventare troppo ripetitivi nonostante la vastità delle aree esplorabili
- ottima soluzione di alternanza fra la formula open world e quella più classica e strutturata caratteristica dei Souls
- tantissime opzioni per permettere a chiunque di trovare la propria build ideale, incluse numerose stregonerie ed incantesimi davvero spettacolari
- scenari e boss principali godono di una direzione artistica fenomenale, in grado di lasciare a bocca aperta
Contro:
- i controlli durante le battaglie a cavallo e le fasi platform sono, da tradizione, il punto debole del gioco
- qualche crash improvviso e sbavatura tecnica che sarebbe stato il caso limare con maggiore attenzione