Entrando al covo, sulla destra, spicca la presenza di uno scaffale metallico polveroso pieno di libri.
La maggior parte di questi sono parecchio vecchi, precedenti di molti anni la mia nascita, perlopiù colorati e silenti lasciti di nonni.
Ricordo di averli catalogati, quando ancora i progetti per il gruppo che sarebbe diventato i CDS erano molto diversi, ma mi sono sempre sentito in colpa a non aver dato loro la giusta importanza, relegandoli a decorazione passiva invece che farli entrare nella mia vita, con rare, rarissime eccezioni.
Beh, come proposito per questo nuovo anno lavorativo, mi sono promesso di dare una possibilità a quante più possibile di quelle opere immortali, provando a sostituire l’improduttivo spreco di tempo giornaliero con quale lettura più impegnativa ma stimolante.
Su suggerimento ricevuto dal buon Samuele, il primo libro a ricevere questo trattamento è stato il Discorso sul metodo di Cartesio.
Biografia
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Considerazioni
L’opera è divisa in sei parti.
Critica della cultura dell’epoca
In questa prima parte, dopo aver motivato brevemente ciè che lo ha spinto a scrivere il Discorso e dopo aver inquadrato lo stesso come un semplice resoconto delle sue esperienze e nulla più, Cartesio passa in rassegna le materie che venivano insegnate all’epoca, elogiandole e evidenziandone i criticismi:
- storia: paragonabile al viaggiare, permette di conoscere costumi e tradizioni lontani nel tempo, rischiando però di alienarsi dalla realtà presente;
- matematica: asservita all’ingegneria, e non sfruttata a pieno;
- etica: considerata il mezzo attraverso il quale è facile definire le virtù, ma il modo per manifestarle;
- teologia: poiché la base della religione è la fede più che la ragione, lo studio della teologia non è fondamentale per assicurare la salvezza dell’anima;
- filosofia: la più importante, ma anche la più confusa e disordinata, poiché non esiste un metodo comune per affrontare i problemi.
Cartesio ha l’occasione di viaggiare parecchio, e mantiene una mentalità estremamente aperta per accogliere le idee più disparate, arricchendo il proprio bagaglio culturale con ogni persona che conosce. Ciononostante, mantiene un forte senso critico, che lo porta a non accettare nessuna verità senza averla prima esaminata a fondo. Tubato dalla grande quantità di verità contraddittorie che incontra, decide quindi di prendersi una pausa di riflessione, concentrando i suoi sforzi di compressione su se stesso.
Commento
Stimo molto l’approccio che Cartesio afferma di aver condotto nei confronti delle idee che incontra.
Ritengo che la curiosità e l’apertura mentale siano due qualità fondamentali per crescere come individui.
Caratteristiche che mi sembra non siano sufficientemente diffuse, soprattutto al giorno d’oggi, sebbene avremmo tutti gli strumenti necessari per condividere le conoscenze come mai prima nella storia.
Anche il viaggiare, per incontrare di persona culture molto diverse da quelle in cui siamo cresciuti, è un’esperienza che sto vivendo in prima persona solo di recente, ma che mi ha arricchito parecchio e che suggerirei a chiunque ne abbia la possibilità.
L’elaborazione del nuovo metodo
Il nuovo metodo che Cartesio si prefigge di formulare parte da alcune considerazioni preliminari. Innanzitutto, egli nota come le opere che seguono il disegno di una sola persona sono spesso più ordinate di quelle che devono soddisfare le esigenze dei più. Si concentra quindi per trovare una sua visione del mondo, ma si dice disposto a mettere in dubbio tutte le convinzioni che ha maturato nel corso della sua vita al fine di svilupparne di migliori e più fondate. La matematica sembra uno spunto promettente, ma inizialmente Cartesio rimane deluso dalla sua astrusità e poca pertinenza con le cose reali. Si mette quindi in testa di formulare un nuovo metodo con le seguenti regole guida: chiarezza nella definizione del problema, analisi che lo decompone nelle sue più semplici parti, sintesi delle parti dopo la loro risoluzione ed enumerazione di tutto ciò che concerne il problema, così da non ignorarne alcune componenti.
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Per rendere il suo approccio ancora più rigoroso, Cartesio decide di adottare il metodo matematico, che ritiene essere particolarmente adatto a questo scopo, poiche presenta qualità compatibili con le sue regole guida.
Secondo alcuni, questo è in realtà l’errore che Cartesio commette, in quanto il metodo matematico presenta dei limiti che ne limitano le applicazioni a campi variegati del sapere.
Commento
Nel loro complesso, le linee guida che Cartesio si propone di seguire mi sembrano sensate e ragionevoli. Nulla di particolarmente rivoluzionario ai miei occhi, ma delle fondamenta solide su cui basare i propri ragionamenti. Tuttavia, l’ultima regola in particolare, quella dell’enumerazione completa, mi sembra particolarmente ardua da applicare in pratica, in quanto presuppone la possibilità di ottenere la certezza di aver considerato ogni possibile aspetto del problema, cosa che non sempre è possibile.
Le massime della morale provvisoria e l’esercizio del metodo
Conscio che costruire un nuovo sistema di pensiero avrebbe richiesto del temo, Cartesio decide di adottare una morale provvisoria che guidi le sue azioni fino a quando non sarà soddisfatto della nuova.
La morale provvisoria si basa un pochi principi di buon senso.
Innanzitutto, è saggio affidarsi alle leggi e tradizioni locali, sicché esse sono il frutto dell’esperienza di molte generazioni.
Evitando poi gli estremismi da una parte e dall’altra, si ha una buona probabilità di non allontanarsi troppo dalla verità.
In secondo luogo, è importante mantenere una risolutezza nel proprio agire, poiché l’indecisione impedisce di avanzare nelle proprie azioni una volta presa una decisione.
La terza regola riguarda il concentrarsi su sè stessi invece che su ciò che ci circonda, ignorando tutto ciò che è al di fuori del proprio controllo, in un approccio che ricorda molto lo stoicismo.
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Cartesio viaggia quindi per 9 anni in Europa, interagendo con molti dotti del tempo, osservante, ma ostinandosi a non prendere alcuna posizione troppo marcata su nessuna questione fra le più dibattute. Incontra anche altri studiosi con obiettivi simili ai suoi, ma che, a suo parere, non hanno ancora creato un metodo soddisfacente. Ciononostante, la sua reputazione continua a crescere, e Cartesio decide di ritirarsi in Olanda per 8 anni di studio e ricerca, principalmente in solitudine.
Commento
Non credo ci sia motivo di criticare quello che Cartesio stesso afferma essere una morale temporanea, da rimpiazzare al più presto con il metodo che si accinge a sviluppare. Mi limiterò quindi a dire che, in generale, mi appare come un insieme di pratiche di buon senso, e che per questo sono forse un po’ vaghe e non particolarmente innovative.
La metafisica in compendio
Entriamo quindi nel merito delle elucubrazioni filosofiche di Cartesio.
Dapprima, egli decide di rigettare tutto lo scibile, assalito dal dubbio metodico che lo porta a domandarsi della fondatezza di ogni sua convinzione.
Tuttavia, proprio rendendosi conto che il fatto stesso di dubitare implica l’esistenza di un soggetto, l’entità dubitante, Cartesio giunge alla celebre conclusione del Cogito ergo sum.
Si noti che, al fine di essere quanto più esatta possibile, l’esistenza si riferisce solo ed unicamente al soggetto pensante, e non al corpo o al mondo esterno, che vengono nettamente separati dal primo e ancora messi in dubbio.
Da questo punto fermo e inattaccabile, Cartesio procede a formulare altre verità incontrastabili, stabilendo che la definizione di cosa vera sia applicabile a tutto ciò che noi concepiamo chiaramente e distintamente.
Questo porta Cartesio a formulare un altro concetto fondamentale, l’esistenza di Dio, che prova in tre modi diversi.
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Rispondendo a possibili obiezioni, Cartesio fa notare come il nostro intelletto sia la più grande certezza che abbiamo, proprio grazie alla postulata benevola esistenza di un Dio in grado di definire il concetto di verità perfetta. In caso contrario, ogni nozione che abbiamo, incluse quelle che diamo più per scontato, sarebbe inaffidabile, rendendo vana la nostra ricerca di conoscenza. Al contrario, l’immaginazione e i sensi potrebbero ingannarci. Se infatti possiamo vedere il Sole grande quanto una moneta, o immaginare una chimera con parti di animali diversi, la nostra ragione ci guida nel distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Commento
Questa è la prima parte del Discorso in cui mi sono trovato parecchio perplesso nel leggere alcune delle argomentazioni di Cartesio.
Condivido la massima del Cogito ergo sum, ma non riesco a vedere come questa implichi alcunché legato alla perfezione.
Vi sono innumerevoli individui che, pur ragionando al meglio delle loro capacità e rimanendo sempre in buona fede, possono formulare idee errate o contraddittorie.
Assumo che, seguendo il pensiero Cartesiano, ciò indichi la nostra natura imperfetta.
Ben venga, ma la creazione imperfetta non è forse un grande indizio di un creatore imperfetto?
Se possiamo immaginare cose chiaramente inesistenti, come creature mitologiche, chiaramente non appartenenti al nostro mondo, perché lo stesso non può accadere con l’idea di perfezione, infinito, onnipotenza e via dicendo?
Inoltre, dover ricorrere all’idea di Dio per validare il ragionamento tende sempre a generare un circolo vizioso per cui l’aver provato la sua esistenza tramite la ragione dipende dall’assunzione della sua esistenza.
Certo, è utile avere un punto fermo da cui partire, una verità assoluta sulla quale basarsi, ma non credo sia un assunto necessario, potendo invece essere rimpiazzato dal concetto di logica esatta in sè stessa, che è alla base del nostro ragionamento, e per questo adatta allo studio della realtà.
Questioni di fisica
In questa sezione, Cartesio si propone di applicare il suo metodo alla fisica, ed in particolare agli astri, alla luce, al corpo umano e alla differenza fra l’anima degli uomini e la sua assenza negli animali. La maggior parte delle spiegazioni al giorno d’oggi appaiono alquanto ingenue e fantasiose, sebbene indichino una propensione allo studio attento della natura basandosi su ipotesi verosimili e verificabili.
Commento
Non c’è molto da dire sulla fisica Cartesiana in quanto tale, oramai superata da secoli di progresso scientifico.
Sebbene fossi tentato a saltare questo capitolo, sono contento di averlo letto.
La parte in cui si discute in termini piuttosto assoluti su ciò che distingue gli uomini dagli animali mi ha fatto riflettere.
Ai tempi di Cartesio, affermare che un automa, per quanto ben realizzato, non fosse in grado di parlare o ragionare, descrizione che si adatta bene anche agli animali, non richiedeva molte argomentazioni.
Tuttavia, con i progressi dell’intelligenza artificiale, questa distinzione appare sempre più sfumata.
Gli strumenti moderni sono in grado di sostenere conversazioni che diventano via via sempre più complesse.
Non è difficile immaginare di un futuro non troppo lontano in cui il famoso test di Turing venga superato con facilità.
Assumiamo che tali macchine non possiedano un’anima, dato che possiamo spiegare le loro azioni come inferenze statistiche basate su enormi quantità di dati.
Affascinanti, si, ma puramente meccaniche.
Se tale costrutto è sufficiente per ingannare un essere umano, diventando indistinguibile da esso, possiamo davvero affermare con certezza che la nostra ragione si da imputare a qualcosa di esterno e inafferrabile, e non sia invece semplicemente il risultato di un processo fisico e chimico estremamente complesso, ma tangibile?
D’altra parte, come la relatività ci insegna, se due sistemi sono indistinguibili nei loro effetti, non ha senso affermare che uno sia più “reale” dell’altro (vedi gravità vs. accelerazione).
Senza contare che, ridimensionare l’intelligenza a quella osservata negli esseri umani mi appare un esercizio quantomeno presuntuoso.
Si, non troveremo un gatto che risolve equazioni differenziali, ma quanti esseri umani sarebbero in grado di seguire rotte di migliaia di chilometri senza strumenti, orientandosi con il solo uso dei sensi, solo per portare a termine delle migrazioni?
Quanti sarebbero in grado di ritrovare la strada di casa in un ambiente sconosciuto, senza mappe o GPS?
Quanti sarebbero in grado di procacciarsi il cibo da soli, studiando ed adattandosi all’ambiente e alle proprie prede?
Mi appare evidente come la definizione di intelligenza sia estremamente soggettiva.
Limitarsi a considerare le parti in cui gli esseri umani eccellono rispetto agli animali pecca di arbitrio antropocentrismo.
Mi sembra più ragionevole considerare la nostra nicchia evolutiva come un processo che ha preso una piega diversa dalle migliaia di altre che possiamo riscontrare in natura.
Considerazioni sul progresso delle scienze
In quest’ultima parte, Cartesio giustifica le ragioni che l’hanno portato inizialmente a non pubblicare le sue idee, preoccupato dalla cattiva accoglienza che avrebbero potuto avere, alle grane che avrebbero potuto causargli e alle tante sterili critiche che avrebbero sprecato il suo tempo.
Tuttavia, alla fine si convince che, per poter progredire, c’è bisogno del confronto con altre menti del suo tempo.
Non sarebbe inoltre giusto celare quello che lui ritiene essere un grande contributo alla conoscenza umana.
Decide dunque di pubblicare il Discorso e i trattati scientifici che lo accompagnano.
Commento
Trattandosi di questioni squisitamente umane, ma non proprio filosofiche, non credo che un commento sia necessario.
Frasi
- “Cogito ergo sum”
- “Il buon senso è la cosa del mondo meglio ripartita, perché ciascuno pensa di esserne si ben provvisto che quello stessi, i quali sono più difficili da contentare in qualunque altra cosa, non hanno l’abitudine di desiderarne più di quanto ne possiedono.”
- “Perché non basta una buona intelligenza: quel che più conta è applicarla bene.”