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Controllo vs Libertà

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You got law and order | freedom … but at what cost?

Ordine e Libertà. Questi due principi in eterna contrapposizione, entrambi fondamentali ed estremamente cari alla società umana.

Sono numerosi i film o le opere letterarie che esplorano queste tematiche, anche se a dire la verità, ho sempre avuto la sensazione che i giudizi fossero spesso viziati da una mentalità “di parte”.
Sembra infatti che, per la cultura occidentale, l’individuo sta spesso al di sopra della collettività, mentre in quella orientale è il contrario. Ecco che quindi le opere sopra citate a cui siamo esposti spesso dipingono la libertà come il fine ultimo a cui aspirare a qualsiasi costo. E intendo davvero a qualsiasi costo.
Ma penso sia il caso di domandarsi se esiste un costo limite oltre il quale continuare a anteporre la libertà personale diventi chiaramente sconveniente.

Personalmente ritengo di tendere naturalmente per l’ordine al di sopra delle libertà personali. Nella mia visione, se tutti rispettano le regole, ci sono meno problemi per tutti, e ne consegue una maggiore libertà per tutti. Del resto, se al contrario si favorisce a tutti i costi la libertà personale, questa “regola” deve valere per tutti. E il problema è che, come dice il detto, “la propria libertà finisce dove inizia quella dell’altro”. Ma se non c’è un’imposizione di regole dall’alto, non c’è niente, in linea di principio, che impedisca a una persona qualunque di calpestare le libertà altrui in nome della propria.
Sebbene così sia detta in maniera molto astratta, è questo il principio che seguono tutti i criminali, che però in un sistema estremizzato di completa anarchia non si troverebbe a violare alcuna regola.

Proviamo allora ad analizzare l’altro estremo. E nel mondo reale c’è un esempio che spicca sugli altri: la Cina. Contrariamente ad altri regimi, l’ordine non è imposto con la semplice forza, comunque presente, ma attraverso l’utilizzo di tecnologia e indottrinamento, caratteristiche che, unite alla tendenza di mentire spudoratamente pur di mantenere l’immagine desiderata della nazione, mi ricordano parecchio l’atmosfera di 1984.
Sebbene questa sia senza dubbio un’esagerazione, non nascondo che mi vengono i brividi a pensare di vivere in una società del genere.

Ma cos’è che mi spaventa? Sebbene non ne possa essere certo al 100%, ho alcune ipotesi che si basano sulle mie conoscenze, comunque incomplete. Pensandoci, una società pubblicizzata come un luogo in cui solo chi commette reati deve temere le punizioni, mentre i cittadini per bene possono vivere tranquilli e anzi con un grado di sicurezza in più sembra assolutamente un qualcosa di positivo.
Però ci vedo un paio di inghippi tanto pericolosi quanto intrinsechi nel sistema:

  1. il potere accentrato nella mano di pochi
    • Per poter portare avanti una visione di ideali in maniera estremamente rapida, efficiente e coesa, il governo deve essere quanto più compatto possibile. Infatti, il più delle volte nei regimi si parla di partito unico. In una democrazia, il fatto di avere tante voci assicura la rappresentanza di quante più persone possibile, ma rallenta inevitabilmente il processo decisionale, impedendo ad una sola delle parti di fare quello che vuole e producendo, il più delle volte, compromessi che, per definizione, perdono la purezza degli ideali iniziali per accontentare parti in disaccordo.
    • Avere un potere assoluto nelle mani di pochi vuol dire che il controllore e il controllato coincidono. Nessuno ha la forza o i mezzi per criticare, anche solo in maniera costruttiva l’operato di chi comanda, senza rischiare delle ripercussioni anche molto severe.
    • Inoltre un accentramento facilita di molto corruzione ed interessi personali. È molto più facile farla franca dovendo portare dalla propria parte 10 persone che 100
  2. il concetto di “cittadino per bene”
    • Su quanto sia difficile definire degli assoluti in termini di giusto e sbagliato ne avevo già discusso qui, ma, in breve, non penso esista niente che si possa definire giusto in termini assoluti, ma piuttosto sono la sensibilità personale e le circostanze che determinano se un’azione è giusta o sbagliata.
    • Questo vuol dire che in qualsiasi momento le cose possano cambiare, e la propria visione, ideali o comportamenti potrebbero essere considerati quelli sbagliati. In quel caso, chi dovrebbe stare dalla tua parte?
  3. pensiero unico
    • Il diritto di opinione, per quanto mi riguarda, è uno dei diritti più importanti in assoluto. Non riesco a tollerare che non si possa dire quello che si pensa liberamente, anche perché ricevere delle critiche è fondamentale nel processo di miglioramento. Se le uniche voci sono quelle d’accordo, come si fa a capire se si sta sbagliando o se c’è una via migliore?
    • Il fatto che il controllo delle persone allo scopo di mantenere l’ordine sia così capillare e scrupoloso e ignora completamente qualsiasi concetto di privacy mi mette alquanto a disagio. Pur non essendo un grande sostenitore della privacy a tutti i costi, penso ci sia una grande differenza fra il cedere più o meno volontariamente i propri dati ad un’azienda che ha il solo scopo di guadagnare e comunque deve sottostare alle leggi vigenti rispetto al vederli forzatamente ad uno stato che è molto interessato a quello che pensi e dici e che te la può far pagare cara se solo affermi qualcosa che non si allinea con la visione accettata