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Cave story

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Avevo sentito parlare più volte di Cave Story e di come il suo successo abbia contribuito parecchio al successo sempre più evidente dei titoli indie, in particolare nel genere dei metroidvania. Per questo le mie aspettative erano decisamente alte, come lo erano state per altri capolavori che mi è capitato di giocare in passato. Stavolta, però, temo siano state disattese.
Partiamo dando un minimo di contesto al gioco: Cave Story è un platformer 2D con elementi di metroidvania, sviluppato da Daisuke Amaya e pubblicato nel 2004. Considerando come sia nato da uno sforzo durato 5 anni di un singolo sviluppatore ormai 20 anni fa, diventa molto più facile razionalizzare anche qualche aspetto che avrei altrimenti criticato più aspramente.
Devo fare la doverosa premessa che in partenza ho selezionato la difficoltà più alta disponibile, scelta di cui mi sono pentito amaramente a circa un terzo del gioco, quando ho potuto constatare che qualsiasi cosa mi avrebbe ucciso con un solo colpo. Non potendo cambiare la difficoltà, ho trovato il modo di modificare leggermente il file di salvataggio per agevolarmi la vita, aumentando la salute massima del personaggio. Operazione che ho ripetuto altre due volte, in corrispondenza di due boss fight particolarmente ostiche.
Partiamo ora dalla trama del gioco. Mi è capitato di leggere diversi pareri che la mettono a confronto con quella di Undertale. Si tratta di un’opinione che non condivido affatto. Sebbene senza dubbio la storia sia ben scritta, con dei colpi di scena non banali e qualche momento che richiede un minimo di riflessione, non credo sia minimamente paragonabile a quella del capolavoro di Toby Fox.
Un discorso simile vale per lo stile grafico. Piacevole e curato, ma con sprite che diventano fin troppo ripetitive, sebbene sia un aspetto che non mi sento di criticare troppo visto le risorse limitatissime a disposizione dell’autore. Anche il gameplay, nella media per uno shooter platformer, non mi ha convinto del tutto. Il punto dolente, per quanto mi riguarda, è l’incredibile scivolosità dei controlli, rendendo spesso frustranti le sezioni di platforming più complesse, che non sono esattamente poche. D’altra parte, mi sento di tessere le lodi del titolo per quanto concerne il combattimento in generale, le boss fight e soprattutto il sistema di livello delle armi, che permette di potenziarle in base al numero di nemici uccisi con esse, con il rischio di regredire ad un livello inferiore subendo sufficienti danni. Si tratta di una idea semplice, ma che funziona egregiamente. Vedere come i proiettili sparati acquisiscano danni e diverse proprietà progredendo di livello è stranamente soddisfacente. Penso ci si sarebbe potuti concentrare ancora di più su questa meccanica, facendola diventare il fulcro del gameplay. Ho scoperto a posteriori di aver visto solo 2 dei 3 finali esistenti, ma a causa del sistema di salvataggi non proprio permissivo, in linea con il periodo, non ho avuto la voglia di rigiocarlo per vedere l’ultimo.


In breve:

Probabilmente a causa si tutti i titoli indie a cui ha indirettamente contribuito che si sono susseguiti negli anni dopo il suo rilascio, Cave Story mi è sembrato un gioco un po’ mediocre. Riesce comunque a reggere il peso degli anni che sono passati meglio ti tanti altri progetti, e la durata esigua potrebbe invogliare a dargli una possibilità anche senza essere dei grandissimi appassionati. Fintanto che le proprie aspettative sono tarate adeguatamente, si può tranquillamente apprezzare la semplicità con sprazzi di grande arguzia di Cave Story.


Pro:


Contro: