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Caso o disegno

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Figli della casualità o di un creatore? Ma soprattutto, dovrebbe fregare qualcosa a qualcuno?

Pub inglese, 11 di sera, gruppo di colleghi e compagni di ufficio. Mentre si discute di qualcosa che non ricordo (probabilmente legata ai spazi di hilbert a nucleo riproducente) arriva la domanda a bruciapelo: “Ma tu sei una persona spirituale?”. La formulazione non è esattamente la classica “Credi in Dio?” o “Sei <religione>?”, il che mi spinge a precisare, dopo il primo secco “No”, che sebbene non mi ritenga particolarmente spirituale, ho sempre trovato affascinante la religione e l’effetto molto concreto che ha avuto sulla società nella storia e persino ai giorni nostri. Il motivo della domanda mi è stato immediatamente chiaro non appena la discussione è stata dirottata verso l’annosa questione della creazione. Tralasciando quindi l’aspetto puramente religioso, che paradossalmente ritengo piuttosto secondario in questo caso specifico, il mio interlocutore inizia ad argomentare in maniera piuttosto animata che la nostra stessa esistenza, contro le infinite possibilità che ne avrebbero facilmente reso impossibile la realizzazione, è una prova schiacciante del disegno di un creatore. Si tratta di una tesi che ho sentito più di una volta, e che trovandomi relativamente preparato ed interessato, ha immediatamente ricevuto la mia completa attenzione, spingendomi a riflettere in maniera attenta sui punti a favore e contro. Proverò quindi a schematizzare i punti chiave che sono stati esposti e come, con il fare di chi non ha più la pressione di una discussione dal vivo ma è piuttosto seduto comodamente davanti al proprio computer, con tutto il tempo elaborare una risposta più strutturata. Mi piacerebbe dire di aver avuto la stessa prontezza quella sera, ma se escludo i le persone che chiaramente la pensavano già come me, temo di essere stato molto meno convincente e chiaro di quanto avrei voluto.

Le probabilità che il caso abbia creato la vita come la conosciamo sono praticamente nulle

La classica argomentazione che si sente spesso è che la vita come la conosciamo è così complessa e perfetta che è impossibile che sia nata per caso. Si tratta però di una visione fin troppo antropocentrica e soprattutto fallace da un punto di vista logico. Si, è vero che, assumendo tutti gli esiti siano equiprobabili, la probabilità che le leggi fisiche e chimiche si manifestassero nella maniera che adesso conosciamo sono prossime allo zero. Ed lo stesso si potrebbe dire per l’incredibile sequenza di eventi che ha portato alla nascita della vita, e poi alla sua evoluzione fino a noi. Tuttavia si tratta di un caso da manuale di survivorship bias: se non ci fossimo noi a fare queste considerazioni, non ci sarebbe nessuno a farle.

Provando a rendere il tutto meno astratto, procediamo con un paio di esempi pratici. Immaginiamo di avere mille dadi, ognuno con 20 facce, come quelli che si usano per Dungeons & Dragons. La possibilità che uno specifico risultato si manifesti, dove per risultato intendo una l’esatta sequenza di mille numeri che su ognuno dei mille dadi, è 11 su 20100020^{1000} o, scrivendolo per esteso,

107150860718626732094842504906000181056140481170553360744375038800000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000

(numero ottenuto da questo Exponent Calculator online). In altre parole, non importa a quante persone chieda e quanti tentativi gli conceda, posso dire che sia impossibile per chiunque indovinare il risultato. E potrei ovviamente aumentare il numero di dadi a piacimento, giusto per rendere il tutto ancora più assurdo. Tuttavia, e questa è l’osservazione fondamentale, lanciando i dadi, un risultato lo ottengo. Quindi, se lanciassi i dadi, fotografassi la sequenza che osservo e andassi a mostrarla in giro perché noto che ha una qualche arbitraria proprietà notevole (magari ci sono 10 dadi di fila con lo stesso numero), riceverei commenti del tipo “È letteralmente impossibile ti sia uscita quella sequenza specifica. Sai quale è la probabilità su tutte quelle possibili? Hai chiaramente sistemato i dadi a mano e poi fatto una foto.”.

Ma possiamo fare un esempio ancora più calzante che riguarda la vita stessa. Dando per scontata la storia umana, possiamo iniziare a notare come la nostra esistenza come individui sia frutto di una sequenza incredibile di coincidenze e avvenimento casuali ed imprevedibili. Cosa sarebbe successo se quel giorno il mio antenato avesse preso un po’ più di freddo, morendo di polmonite prima di procreare? Se i miei bisnonni non avessero fatto fortuna andando in America per qualche anno, ottenendo abbastanza autonomia economica per mettere su famiglia? E ovviamente, la classica, cosa ne sarebbe di me se i miei genitori non si fossero mai dati da fare? Persino il me stesso che esiste nello stato attuale non è altro che una precisa versione di me nata dai miliardi di fattori ambientali (amici, conoscenze, esperienze) che mi hanno plasmato per tutta la mia vita. Basta pensare ad un evento particolarmente significativo per la nostra personalità per rendersi conto che un leggero, impercettibile cambiamento avrebbe portato ad un risultato assai diverso.

È fondamentale notare che, se le cose fossero andate diversamente, non avremmo avuto la possibilità né di notarlo né di rimurginarvici sopra. Sarebbe come sentire il proprio ipotetico fratellastro mai nato, figlio di scelte ed eventi mai avvenuti, lamentarsi della sfortuna che avuto lui se paragonata alla nostra fortunata esistenza.

Dopo queste considerazioni, le ipotesi che vedo sono solo due: o si accetta che la nostra esistenza non è altro che l’ennesima casualità in un infinito gioco di probabilità, o si assume che tutto, dalle cose più piccole a quelle più grandi, sono state architettate e pensate nei minimi dettagli. In realtà, conscio di tradire le aspettative di qualcuno, non mi sento di escludere nessuna delle due possibilità. Come nel caso di accelerazione in assenza di gravità e campo gravitazionale, mi sembrano entrambe indistinguibili, di conseguenza equivalenti e, in conclusione, da trattare allo stesso, identico modo.

Se esistiamo per puro caso e non abbiamo quindi uno scopo, la vita perde di significato

Mi trovo completamente in disaccordo con questa affermazione. Anzi, sostengo l’esatto opposto: l’astronomica improbabilità della nostra esistenza in questo esatto momento temporale la rende qualcosa di sublime e a dir poco meravigliosa. Spetta ad ognuno di noi trovare qualcosa per cui vale la pena vivere, non è qualcosa che ci viene imposto dall’alto. Non è forse meraviglioso? Se siete interessati alla mia personale visione, fare cose che ci rendono felici è una ragione più che sufficiente per continuare a vivere, superando quelli che sono i momenti più tristi che sicuramente incontreremo, consci che tutto è destinato a passare. Nella nostra gara contro il tempo che abbiamo a disposizione per massimizzare la nostra felicità, è molto facile accorgersi che tutto diventa più facile e piacevole se ci circondiamo di persone che hanno una simile visione del mondo, che ci apprezzano e ci rispettano perché sanno che riceveranno lo stesso trattamento. Insomma, la massima di “Non fare agli altri ciò che non vorresti facessero a te”, unita a “Tratta gli altri come vorresti essere trattato” è sufficiente, nella maggior parte dei casi, a guidare le proprie azioni verso un esito positivo non solo per sé stessi, ma per chi ci circonda, creando un circolo virtuoso.

Permettetemi inoltre di perdermi in un ulteriore scenario ipotetico per illustrare meglio l’importanza di questa visione del mondo. Supponiamo che, tramite un’invenzione strabiliante, riusciamo ad avere accesso all’oltretomba. In maniera simile a quello che avviene in alcuni videogiochi, riusciamo ad aprire un portale che ci permette di osservare, sebbene non interagire direttamente, con i morti. Il sovrano del posto, il buon vecchio Ade, ci spiega che in questo luogo di riposo nulla di particolare accade. Le anime vagano senza un obiettivo particolare, come mosse dalla corrente e senza particolari stimoli dopo un’eternità spenta in un vuoto senza fine. Non certo una prospettiva troppo allettante, ma questa sembra essere la realtà. Cosa ancora più importante, tutti sono qui e sottoposti allo stesso trattamento. Dopo aver fatto tutti gli accertamenti del caso (ogni persona morta da quel momento in poi viene prontamente avvistata nell’oltretomba e cose simili), siamo convinti di aver finalmente ottenuto la risposta ad uno dei quesiti più antichi ed importanti della nostra civiltà. Cosa succede adesso? Beh, dal mio punto di vista, assolutamente niente. Ma per coloro che vedevano nella paura di una punizione divina l’unica ragione per comportarsi rettamente, nonché fiamma che li spingeva a continuare a vivere, a prescindere dalle difficoltà, vedrebbero il loro mondo cadere in pezzi. Non è forse saggio agire e comportarsi correttamente a prescindere di quale sia la realtà, senza pretendere di conoscere cosa avviene al di là del velo? Del resto, se la situazione si rivelasse essere al contrario, l’aver vissuto vite rette dovrebbe (si spera) essere una condizione sufficiente ad evitare la dannazione eterna.

La scienza non ha, nè, realisticamente, mai avrà, tutte le risposte

Una affermazione veritiera, che però viene spesso usata per giungere a delle conclusioni che ritengo piuttosto campate per aria e frutto di poca onestà intellettuale o insufficiente pensiero critico. Sì, è vero che ci sono cose che la scienza non può spiegare. Ma non vedo come questo sia un argomento a favore di una spiegazione soprannaturale. Semmai dovrebbe essere un incentivo ad approfondire la nostra conoscenza in quelle determinate aree. Per millenni la società umana ha dovuto ripiegare su spiegazioni fantasiose ma funzionali riguardo ad eventi naturali che non aveva i mezzi per interpretare se non come azioni mosse da volontà misteriose e potenti. Con il nostro progredire, tali credenze, inizialmente religiose, sono degenerate in miti, semplici storie di un passato che ricordiamo con l’affetto bonario che si riserva ai bambini che credono ancora a Babbo Natale. Non posso dire con certezza che avremo mai risposte certe a quesiti quali la creazione dell’universo o i perchè ad alcune caratteristiche piuttosto arbitrarie che la nostra realtà sembra possedere, ma non trovo particolarmente produttivo saltare immediatamente a conclusioni completamente opposte ad ogni osservazione empirica.

Cosa dovrebbe accadere per farti diventare un credente?

Questa domanda mi ha un po’ preso alla sprovvista. Ammetto che la mia risposta su due piedi è stata un onesto ma piuttosto ingenuo “Non credo sia possibile”. Ma, pensandoci bene, non è la risposta corretta. Avendo la possibilità di interagire in maniera a me comprensibile con l’entità creatrice dell’universo, le chiederei sicuramente qualche prova prima. Magari di mostrarmi la creazione di un altro universo o la versione alternativa delle migliaia di scelte che ho preso durante la mia vita. Soddisfatta questa curiosità, la domanda successiva, forse un po’ maleducata, sarebbe “Ok, cosa potrebbe volere un’entità con la sua potenza da una creatura come me?”. Se mi desse degli ordini, magari sotto minaccia o sottolineando il debito che ho nei suoi confronti dovuto alla mia esistenza, potrei cercare di assecondarla.

Tuttavia ammetto che questo è forse l’aspetto che ho sempre compreso meno in un po’ tutte le religioni. Se il creatore è onnipotente, non ha alcun bisogno di noi. Se non lo è, siamo semplicemente i suoi giocattoli, le sue bambole, e come tutti i giocatori di The Sims sanno, le sue azioni da “giocatore” di questo videogioco cosmico non sarebbero necessariamente mosse da interesse nostro benessere quanto più da curiosità e voglia di essere intrattenuto. Non credo proprio che se i Sims fossero dotati di libero arbitrio si metterebbero a venerarlo, se non sotto la minaccia di tremende conseguenze.

La verità dei fatti, però, è che tale incontro io non l’ho mai avuto. E scommetto che se mi presentassi a qualsiasi delle persone che tende a fare questa domanda come messia, messaggero di dio o simile, mi riderebbero in faccia immediatamente. Infine, se è vero che un giorno mi si presenterà qualcuno del genere a farmi delle richieste, non è ancora più motivata la mia volontà di sfruttare appieno il tempo che mi rimane come creatura ignara ma ancora completamente libera di agire secondo la sua morale invece di quella impostagli dall’alto?

Conclusione

Nonostante quelli che potrebbero essere sembrati attacchi diretti alla religione e, di conseguenza, alle persone religiose, non è affatto quello il mio obiettivo. Al contrario, nel mio dire che bisogna trovare la propria personale ragione di vita, includo anche necessariamente tutti i rituali e convinzioni che rendono più tollerabile la vita di tutti i giorni, siano essi frutto di raziocinio o sensazioni. Del resto, stiamo parlando di cose che non conosciamo, che forse non conosceremo mai, e non posso certo pretendere di avere una risposta definitiva. Potrei anche essere completamente nel torto. E mentre continuo a sostenere che sia impossibile distinguere l’esistenza di un ipotetico creatore dalla sua assenza, in quanto le conseguenze mi appaiono identiche finora, lo stesso non si può dire della religione e spiritualità in generale, le cui conseguenze sono fin troppo tangibili. Finché queste sono positive, ben vengano. La mente umana è davvero incredibile e non credo sia un’iperbole dire che ciò in cui crediamo e i nostri ideali hanno il potere di cambiare il mondo.