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Amnesia: The dark descent

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L’impatto che i giochi horror hanno avuto nel mondo dei Let’s Play è a dir poco indiscutibile. Ho perso il conto di tutte le thumbnail che ho incrociato su YouTube negli anno che avevano come elemento protagonista l’ultima novità di questo genere, un po’ sovra-rappresentato. Personalmente, me ne sono sempre tenuto a debita distanza. Che siano videogiochi o film, opere il cui obiettivo dichiarato è il suscitare terrore nel sottoscritto non mi hanno mai allettato, con qualche rara eccezione, dovuta più alla insistenza di qualche amico.

Nel caso di Amnesia, in realtà, ammetto un po’ di curiosità in più la avevo sin dall’inizio. Non stiamo parlando di uno dei tantissimi cloni non particolarmente originali, rivisitazioni con le stesse trope, ma di uno dei capostipiti del genere, che ha contribuito a definirlo e a renderlo popolare. Sin dai primi minuti di gioco diventa evidente di come il gioco sia stato sviluppato con una cura encomiabile. L’ambientazione, l’atmosfera, i suoni, la grafica. Nonostante i suoi 14 anni, il titolo è invecchiato come un buon vino. Mi verrebbe da dire che, circondato da altre opere meno ispirate, il suo fascino sia persino aumentato. Ad aumentare l’immersione ci pensa la fisica del gioco che, senza ambire al massimo del realismo, permette al giocatore di interagire con la maggior parte degli elementi trovati fra gli ambienti, diventando più di una volta parte integrante della soluzione di un enigma. Questi ultimi sono forse la parte che ho trovato un po’ più carente, dato che spesso si riducono a trovare un oggetto e portarlo in un punto preciso. La limitatezza delle risorse, quali olio e acciarini per farsi strada nell’oscurità è un ottimo espediente per mantenere alta la tensione, mal si sposa con la necessità di trovare gli strumenti giusti per proseguire, nascosti in giro per i desolati corridoi e stanze della magione. Per quasi tutta la sua durata il gioco riesce a non far sentire mai il giocatore al sicuro, con effetti sonori e visivi che esprimono il giusto livello di inquietudine. Proprio per questo motivo sono stato un po’ deluso dal finale, che ho trovato un po’ troppo anticlimatico, con uno scontro finale per nulla all’altezza del resto.

Sono rimasto piacevolmente soddisfatto dall’esperienza. Pur non essendo un genere a me congeniale, sento che aver toccato con mano il lavoro di questi talentuosi sviluppatori ha arricchito il mio bagaglio culturale videoludico.


In breve:

Amnesia: The dark descent è un titolo che, nonostante la sua età, ricorda a tutti perché sia considerato uno dei migliori esempi del genere horror. L’ambientazione, l’atmosfera, la grafica e tutte le meccaniche di gameplay sono elementi che continuano ad essere presenti nei titoli più recenti, spesso senza riuscire a raggiungere lo stesso livello di qualità. In virtù del fatto che persino io sono riuscito a giocarci senza problemi, penso davvero non ci siano scusanti per non dargli una possibilità se si ha anche un minimo di curiosità per il genere.


Pro:


Contro: